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Alcuni messagi giunti negli anni scorsi:

Buongiorno Dottoressa, mi chiamo Marco, sono insegnante di inglese nelle scuole medie inferiori; ho scoperto il suo saggio sulla Commedia qualche anno fa, e da allora lo leggo, rileggo, insieme all’opera di Dante e Jung, ovviamente. Non mi è capitato molte volte di incontrare un’opera così: grazie!

Le scrivo per chiederLe un lume riguardo a quanto Jung dice in Sogni, ricordi …, citato nel suo libro a pag. 124-125: “dovevo tuttavia osare di impadronirmi di quelle immagini, poiché altrimenti correvo il rischio che fossero esse ad impadronirsi di me”; “scoprire le particolari immagini che si nascondono dietro le emozioni”. Lei aggiunge: “L’uomo non riesce più a trovare pace fino a quando tutte queste emozioni contrastanti non si siano placate e trasformate in immagini obiettive, con le quali l’uomo si possa confrontare”. Mi può aiutare con qualche esempio, o indicandomi qualcuno che tratta di questo in dettaglio, a capire questa cosa? Forse in resoconti di casi clinici di Jung (o Suoi)? Non mi rendo neanche conto se io Le stia chiedendo una cosa semplice o magari estremamente complessa. Vorrei davvero capire. La ringrazio di cuore, Marco Begnozzi.

Caro Professore, sono contenta che lei abbia compreso l’importanza del messaggio lasciatoci da Dante, così attuale ancora oggi per ciascuno di noi e particolarmente utile per un docente come lei, che sicuramente sarà in grado di aiutare meglio i suoi giovani allievi a orientarsi in questo mondo tanto caotico e incerto sui valori umani e civili. Per quanto riguarda la sua domanda, è veramente impossibile darle una spiegazione logica della “immaginazione attiva” sperimentata da C.G. Jung. Le posso dare solo un suggerimento: legga il poemetto di Giovanni Pascoli “Paulo Ucello” (http://www.fondazionepascoli.it/2014/poesie/pit01.html) e forse troverà una traccia. 


Cara Dott.ssa Mazzarella, il giorno 1 ottobre di quest’anno, in occasione della seconda sessione di diploma dell’AISPT presso la sede dell’Ambrosianeum di Milano, ho discusso un caso clinico trattato con la Sand-Play. Si tratta del percorso compiuto affianco ad un bimbo di 9 anni.

Trovandomi a Milano speravo tanto di poterla ritrovare in un’occasione per me così importante. Non so se avremo modo di rivederci presto, io vivo in Sicilia e frequento poco Milano, ma oggi, viaggiando tra le pagine del suo sito che trovo bello e denso “d’anima”, ho sentito il desiderio di salutarla e di dirle grazie per il suo entusiasmo, per l’intensità della sua “ricerca”, per l’energia con la quale ci ha accompagnato, me e gli altri allievi dell’AISPT, alla scoperta del senso più vero e profondo del viaggio di Dante, che è anche metafora del viaggio altrettanto fondamentale ed arduo che ognuno di noi, soprattutto nell’epoca attuale, dovrebbe provare a compiere dentro se stesso. Un caro saluto, Ivana Simonetta.

Cara Ivana, sono felice che il nostro lavoro comune con la terapia della sabbia le abbia permesso di ottenere il diploma di analista dell’AISPT. Anch’io spero di rivederla e la saluto con tanto affetto.