Dante a scuola 2017-18: non solo letteratura, ma anche esperienza di vita

Per sei settimane – dalla fine di febbraio all’inizio di aprile 2018 – in una scuola media di Rovereto (IC Luigi Negrelli) si è sperimentato un nuovo modo di studiare Dante e la Divina Commedia.

Base della sperimentazione e garanzia scientifica è il libro di Adriana Mazzarella, Alla ricerca di Beatrice. Dante e Jung. L’iniziativa è partita dalla dirigente scolastica Alessandra Sighele, formata dalla dottoressa Mazzarella al CIPA di Milano, che si è avvalsa della collaborazione di due esperti, il dottor Fabio Biasi, Procuratore della Repubblica per i minorenni, e Renata Lanzi, psicomotricista con esperienza di teatro per ragazzi, figlia della dottoressa Mazzarella. Coinvolti in prima persona, naturalmente, gli insegnanti delle tre classi interessate (due di III e una di II).

Gli incontri settimanali con le classi sono stati binari, ossia due per ognuno dei tre canti della Commedia presi in esame: la selva e Virgilio (c. I), il dubbio e le tre donne benedette (c. II), Paolo e Francesca (c. V). Il primo dei due incontri, gestito dalla dirigente scolastica, è stato dedicato alla discussione collettiva del canto, già spiegato in classe nei suoi aspetti letterari e storici; molto ammirato dagli studenti il dottor Biasi, che recita l’intero canto a memoria. Nel secondo incontro, gestito da Renata Lanzi, sono emersi e sono stati elaborati collettivamente – attraverso la drammatizzazione, la simulazione narrativa, i giochi di ruolo – alcuni momenti esperienziali legati al tema: la paura, l’angoscia, il bisogno di una guida e di protezione, la rabbia, il coraggio, l’amore e la passione.

In questo modo, lasciandosi coinvolgere nella narrazione, gli studenti non solo hanno approfondito lo studio dei canti, ma hanno anche “sentito” che il racconto di Dante riguarda da vicino ciascuno di loro: la Commedia è diventata dunque un “luogo” di formazione personale e di auto-educazione.

Al termine dell’anno scolastico l’IC Luigi Negrelli pubblicherà un opuscolo con la descrizione e la valutazione di questa esperienza. Ma già è maturata la decisione di portare avanti il progetto anche il prossimo anno, e altri istituti superiori, a Rovereto e a Trento, si sono dichiarati pronti a ospitare la sperimentazione, che non è solo letteratura ma anche esperienza di vita per docenti e studenti.

Clicca sull’immagine per vederla in alta risoluzione

 

Alla fine dell’anno scolastico 2017-18 hanno pubblicato sul suo sito in formato PDF un “libricino” intitolato  «Dante, una guida preziosa – Un percorso didattico innovativo per un approccio emozionale ed esperienziale alla letteratura». Attraverso le testimonianze dirette dei protagonisti – esperti, professori, studenti – esso documenta i passaggi e i risultati della sperimentazione.

Scarica il libricino completo Dante a Rovereto

dott.ssa Alessandra Sighele  

Con il progetto «Dante, una guida preziosa» si è inteso fare della conoscenza il luogo della crescita e della formazione. Come ha scritto Jacques Delors, l’importante nelle attività scolastiche è promuovere “i quattro pilastri base dell’azione educativa: imparare a conoscere, imparare a fare, imparare a vivere insieme, imparare ad essere. Alla scuola il compito di coltivarle nell’ambito del curricolo scolastico” (vedi il Libro bianco della Commissione Europea e il suo testo Nell’educazione un tesoro).

Questo è dunque un progetto a sostegno del “curricolare”, a sostegno dell’innovazione in una scuola che orienti il proprio agire all’aspetto formativo degli studenti, alla loro crescita personale e che sia in grado di promuovere e sostenere la formazione di competenze sostanziali così che la scuola sia anche e soprattutto “scuola di vita”.

I giovani, che sono i costruttori del nuovo mondo, hanno bisogno di conoscere le loro radici, tanto più in un mondo globalizzato come il nostro. Chiedono quindi a gran voce di superare il disorientamento e la perdita di valori di riferimento. Con questo progetto si intende iniziare a sopperire, almeno in parte, a questi bisogni.

Il percorso di lettura della Divina Commedia, esperienziale e interdisciplinare allo stesso tempo, ha avuto come filo conduttore il cammino di Dante accompagnato da Virgilio, guida, maestro e mentore del grande Poeta. Dante sollecita l’uomo ad avere fiducia nelle proprie forze e a non cedere alla tentazione di retrocedere o di farsi fagocitare dagli idola esterni. La finalità del progetto è stata dunque “antropologica”: si è cioè attinto al messaggio di Dante secondo il quale ogni uomo è in grado di essere padrone di se stesso, per trovare elementi di crescita e di speranza per i nostri studenti.

 

dott. Fabio Biasi

Da qualche tempo mi sono messo a studiare la Divina Commedia a memoria. Ho cominciato dall’inizio (proprio come un bravo studente) e vado avanti piano piano e con ordine, quando il tempo me lo consente. Non ho fretta, anche perché, come dice Dante, la fretta “ogni beltà dismaga”; è anche bello arrivare agli obiettivi con calma, dopo aver digerito, assimilato e capito nel profondo quello che si è studiato. La cosa sorprendente è che una volta che si è imparato a memoria, non si dimentica più: quell’episodio, quel personaggio, quel modo di dire rimangono dentro di noi e ci rendono più ricchi e più vivi.

Quest’anno ho potuto condividere con studenti di scuola media quanto sia importante non solo l’uso della memoria finalizzata a scopi didattici, ma anche quanto essa sia strumento fondamentale per trattenere dentro di sé parole di vita. Seppur parziale, la mia esperienza con i ragazzi mi ha permesso di scorgere stupore e meraviglia nel loro sguardo proprio quando la parola poetica del poema dantesco prendeva corpo come parola recitata. Veniva forse, chissà, percepita l’aura sacrale che il tempo sospeso e quasi liturgico della prosodia restituiva alle terzine dantesche. Ecco che allora, l’ascolto dei ragazzi era rapito non solo e non tanto dal messaggio – abbastanza oscuro per menti non pienamente addentro alla lettera del testo – ma piuttosto dal suono, dal carico emotivo che silenzi, pause, espressioni somatiche e impennate di tono donavano al dettato dei versi.

 

dott.ssa Renata Lanzi

La nostra cultura occidentale è ancora profondamente condizionata dalla dicotomia materia-spirito. La supremazia della parola ha fatto sì che la scuola si sia occupata molto poco di comunicazione non verbale e ancor meno di espressione del corpo e con il corpo. Come psicomotricista sono convinta che ogni modo d’essere interiore al soggetto abbia poi la sua manifestazione immediata e profonda nella vita del corpo, nel respiro, nel movimento, nel livello tonico, nel grado di apertura o chiusura verso l’esterno e verso gli altri.

Sin dagli albori della nostra vita, il corpo con il suo movimento è sede e veicolo, prima ancora della parola, dei nostri vissuti più profondi, della nostra emotività e dei sentimenti che plasmeranno poi il nostro modo di essere adulti. Il corpo è quindi veicolo primario del nostro modo di essere al mondo e del nostro agire nello spazio. Esso è sempre portatore di significato e utilizzando un linguaggio proprio è comunque depositario di emozioni.

Abbiamo quindi proposto ai ragazzi momenti in cui si sono concordati un “tempo” e uno “spazio” dedicati all’ascolto, allo sguardo reciproco, a sentire come si respirava e infine a come ci si muoveva e a come si muovevano gli altri. Ci si osservava, ci si toccava, ci si sorreggeva a vicenda e ci si guidava in un territorio circoscritto.

Abbiamo cercato di dare ai ragazzi occasioni per sperimentare la capacità di esprimersi e di inventare con il corpo, con la musica e con altri mezzi espressivi. Così i ragazzi sono stati aiutati a prendere coscienza di sé e dei propri vissuti: disorientamento, confusione, bisogno di aiuto, la dimensione del guidare e dell’essere guidati, il prendersi cura di se stessi e degli altri, l’essere in balìa del carisma dell’altro, la forza del gruppo, la paura di essere giudicati e di rimanere soli e molte altre.

 

prof.ssa Cristina Miorandi

Quando mi venne proposto di attuare un progetto così particolare e corposo sulla Commedia e di “vivere” l’opera dantesca in una classe seconda, risposi con immediato entusiasmo senza però nascondere, a me stessa in primis, un po’ di timore. La sfida sarebbe stata, infatti, quella di intraprendere “un viaggio” con i miei alunni, un viaggio straordinario nel quale avremmo visitato mondi fantastici, immaginato situazioni, incontrato personaggi, provato sentimenti ed emozioni forti. Ma soprattutto ci saremmo collegati alla vita vissuta dai ragazzi e alla loro seppur ancor breve esperienza affettivo-emotiva, scoprendo e scandagliando paure, desideri e intime incertezze, sia nei rapporti con i pari che con gli adulti. I risultati positivi non si sono fatti attendere: già in itinere, dunque, i miei preadolescenti dimostravano capacità di ascolto e di ragionamento che superavano di gran lunga le attese. Sia le attività in aula che quelle esperienziali hanno offerto loro l’opportunità di crescere e di aprirsi, esponendosi e confrontandosi, in un crescente rapporto di fiducia nell’insegnante e negli esperti.

 

prof.ssa Anna Scarpato

Gli incontri nei laboratori sono stati un vero successo; l’esperienza pratica di quanto emerso nelle riflessioni sui canti ha fatto in modo che sentissero e rappresentassero con il corpo le emozioni provate nei giorni precedenti. Durante i giochi di fiducia essi hanno provato la responsabilità di “guidare” qualcuno impossibilitato a vedere e poi la difficoltà di lasciarsi andare, abbandonarsi nella certezza della presenza di un compagno che li prende e gli impedisce di cadere, fidarsi e lasciarsi indicare la strada attraverso il suono, quale unico strumento della guida per fargli evitare pericoli e superare ostacoli. Di indiscusso successo la presenza di adulti già noti che si sono messi totalmente e sinceramente in gioco, che hanno offerto le loro esperienze ed hanno condiviso ogni fase del lavoro sia intellettuale che ludico ed esperienziale.

Un cammino impegnativo, che ha previsto una lunga fase preparatoria sia dal punto di vista progettuale che dal punto di vista propedeutico ma fortemente educativo.

 

prof. Angelo Scottini

I miei alunni, inizialmente titubanti e forse un po’ ingessati anche per la presenza di adulti e di figure istituzionali, hanno comunque colto questa come occasione per operare un percorso dentro di sé e dentro il loro vissuto, per esporre esperienze personali, emozioni, paure, desideri, speranze e perplessità. I concetti di “guida”, ”smarrimento” e di “trascinamento” sono stati gli argomenti che più hanno coinvolto i ragazzi nei loro interventi in occasione dei cosiddetti “laboratori esperienziali”. Una delle attività più gradite e più coinvolgenti è stata proprio quella dove, in coppia, un compagno guidava l’altro bendato, grazie al solo supporto del suono prodotto da uno strumento musicale. Chi guidava aveva il peso della responsabilità, chi era guidato incarnava la paura dello smarrimento, dell’assenza di punti di riferimento visivi come solo può essere per chi soffre di cecità. Questo non è banalizzare un testo, ma è piuttosto una modalità viva e coinvolgente di incarnarne lo spirito attraverso i suoi simboli, cosa che forse solo il teatro riesce a fare.

 

 

 

Alcuni studenti della II^B

 

Valentina Albertini

Quando l’esperta ci ha portato in Aula Magna per la prima volta, ci ha fatto ascoltare una musica che trasmetteva molte emozioni. Quella più forte era la paura e, quando la musica alzava i toni, mi metteva più agitazione e paura. Secondo me, la mia guida dovrebbe essere una persona che mi conosce molto molto bene e dovrebbe saper cos’è giusto per me e cosa è sbagliato.

 

Yamina Belarbi

L’esperta Renata, ci ha fatti sedere in ordine sparso e ci ha fatto esprimere i nostri sentimenti attraverso la danza. Poi ci ha fatto ascoltare una musica che in certi punti era forte e in altri non si sentiva nemmeno. Certi miei compagni si sono lasciati trasportare. A me ha colpito molto la Dirigente perché si è completamente lasciata trasportare.

 

Francesco Bernuzzi

Abbiamo così parlato delle qualità che dovrebbe avere la nostra guida e io mi sono trovato a mio agio a parlarne. Ma abbiamo riflettuto anche sui legami, sull’ amore e sulle passioni. Questa attività su Dante è stata stupenda perché ci può aiutare a risolvere dei nostri problemi in quanto il pensiero di Dante è attuale.

 

Emma Carlini

Il secondo incontro in aula magna è stato bellissimo! Abbiamo provato ad esprimere dei sentimenti attraverso il nostro corpo. È stato sorprendente vedere i miei compagni da questo punto di vista, ho capito che alcuni riescono ad esprimersi meglio con il corpo e altri a parole. Abbiamo poi affrontato il V canto e discusso del trascinamento. I protagonisti sono Paolo e Francesca, i due amanti morti perché si sono lasciati trasportare dalla passione. Per me questo è il canto più bello perché ha dentro un sacco di verità nascoste e che continui a cercare di scoprire, facendoti domande. Ad es.: perché Paolo e Francesca, che non hanno fatto niente di male, si trovano all’Inferno?

 

Alessandra Carrassi

L’esperta Renata ha cercato di farci provare le emozioni che provava Dante, per esempio davanti alle tre fiere. Se io fossi stata nei suoi panni, sarei morta d’infarto!

 

Anastasia Gerola

In classe, uno dei protagonisti è stato il giudice Biasi. Quando ci recitava i canti, io ero in un altro mondo. Riesce a trasmettermi paura e nello stesso tempo mi impressiona e mi chiedo se un giorno potrò riuscire anch’io a recitare tutto a memoria e in modo così espressivo! Alla fine della recitazione abbiamo discusso sulla paura di Dante, sulle tentazioni e sul farsi trascinare dalle passioni che i dannati hanno provato, sul forte sostegno di Virgilio a cui Dante si poteva affidare. Abbiamo anche capito che, in fondo, i motivi dei problemi del 1300 sono gli stessi di quelli del 2018! Gli incontri in aula magna sono stati coordinati dall’esperta di teatro, Renata. Con lei è stato molto liberatorio e, senza rendermene quasi conto, divertendomi, ho imparato cose che mi resteranno impresse per sempre nella memoria e incise nel cuore.

 

Océane Larcher

Il lavoro sul secondo canto è stato il mio preferito, perché abbiamo parlato della guida e della fiducia; mi ha fatto capire molte cose e, anche questa volta, abbiamo riportato Dante alla realtà di oggi! In aula magna è stata un’esperienza fantastica! Abbiamo lavorato soprattutto in coppia, ma il bello è stato che, senza fiducia, non sarebbe stato possibile svolgere l’attività! Io ed Asya, infatti, ci siamo messe in gioco e ce l’abbiamo fatta! Alla fine abbiamo ascoltato una bellissima canzone di Battiato, “La cura” che, secondo me, cantata da Noemi era il doppio più affascinante! Parlava della cura e della protezione che dobbiamo avere nei confronti di una persona. Il V canto è forse il più affascinante. Abbiamo parlato del trascinamento e delle passioni che in vita, spesso, ci travolgono. È stato interessante perché, da qui, ci siamo collegati al discorso sui cellulari e sulla droga. Dante mi ha insegnato che nella vita, per affrontare i momenti più difficili e pieni di ostacoli, c’è bisogno di una persona che ci dia coraggio e tranquillità: una guida! Mi a anche insegnato che non bisogna farsi trascinare dalle passioni e bisogna essere responsabili!

 

Andrea Manfrini

Dopo la recitazione del V canto a memoria da parte del giudice Biasi, abbiamo parlato delle cose che nella vita ci trascinano, come per esempio il cellulare che crea dipendenza anche se è molto utile in alcuni casi. Certe persone, se non hanno il nuovo modello di telefonino, si sentono diverse dagli altri. Personalmente mi sono divertito perché, già mettersi in cerchio, vuole dire: parliamo e discutiamo insieme. Quando il giudice Biasi recitava, mi veniva la pelle d’oca e provavo una sensazione bellissima.

 

Carlotta Sfredda

Un’altra cosa che mi ha colpita, è stata quando il giudice Biasi ha recitato, immedesimandosi molto in Dante. I gesti, gli accenti sulle parole, gli occhi chiusi nei momenti in cui Dante, probabilmente, li chiudeva per cercare di scappare da quello che sembrava un incubo. Si vedeva che Dante gli piaceva, insomma, come avrà fatto ad imparare tutti quei versi a memoria?! Solo uno molto appassionato che mette il cuore in quello che fa, ce la potrebbe fare! Credo veramente che tutti gli insegnamenti che Dante ha voluto farci arrivare mi resteranno per sempre nel cuore e cercherò di farne buon uso nel corso della mia vita. In uno degli incontri non ho saputo dire chi fosse la mia guida o come dovrebbe essere. Siccome non provo stima nei miei confronti, una persona che mi dicesse che va tutto bene e che ci fosse se ne avessi bisogno, sarebbe molto d’aiuto. Per me sentirsi smarriti è sì perdersi in una grande città o in una foresta, ma è anche l’emozione di sentirsi soli, quando non si sta bene in gruppo. Da Dante dobbiamo imparare molto, soprattutto che, senza un po’ di oscurità, non riusciremo mai a vedere la luce.

 

Leonardo Shaini

Pensavo che questa attività sarebbe stata un po’noiosa che ci avrebbero interrogati, ma abbiamo imparato ad esprimere le nostre emozioni. Non vedo l’ora di raccontare tutto alla mia famiglia e ai miei conoscenti, perché siamo stati la prima classe II a sperimentare il progetto su Dante.

 

Petra Targher

In Aula Magna, la nostra guida è stata Renata. Abbiamo lavorato su come dire qualcosa senza parlare, cioè con il corpo. Mi è piaciuto molto perché ci siamo messi tutti alla pari ed abbiamo espresso quello che solitamente non diciamo.

 

Nicola Tasini

Il giudice Biasi è molto bravo a recitare; quando ha recitato a memoria il I canto, non solo mi è venuta la pelle d’oca, ma mi è venuta voglia di ricominciare tutto l’inferno da capo! Secondo me, tra 100 anni le persone leggeranno ancora Dante perché non può essere dimenticato.

 

Davide Todeschi

Prima che iniziasse il progetto con gli esperti, avevo paura che fosse una noia mortale, ma mi sbagliavo. Non mi aspettavo discutessimo sulle nostre paure, sulle nostre guide, sull’essere trascinati dalle cose, dalle droghe, dai cellulari.

 

Asya Verdoliva

A dire la verità, io non sono una fanatica di Dante, ma l’attività è stata interessante e da questo progetto ho capito e portato via molto.

 

 

Alcuni studenti della III^B

 

Vanessa Acquaviva

Il giudice Biasi ha recitato a memoria il primo canto dell’Inferno dando espressione al volto e alle parole. Dalla sua mimica facciale si poteva capire che Dante mentre “viaggiava” nella selva oscura era spaventato e si sentiva perso. Nell’ultimo incontro abbiamo realizzato un cartellone su cui abbiamo incollato delle foto che rappresentavano le nostre passioni, le cose di cui non potevamo fare a meno: i nostri “trascinamenti”. La maggioranza degli alunni è trascinata dalle apparecchiature elettroniche, soprattutto i cellulari e il computer. Un altro trascinamento almeno per me è la musica di cui non posso fare a meno. È un’esperienza che rifarei volentieri.

Valentina Bonazza

Per me è stato alcune volte difficile; non sono una persona che si fida facilmente e non mi piace “mettere a nudo” i miei sentimenti. Con grande ammirazione da parte mia, alcuni miei compagni sono riusciti a raccontare la loro opinione senza alcun problema, senza alcuna apparente insicurezza e questo mi ha colpito molto, soprattutto quando si parlava delle “guide”. Secondo me la guida è “una cosa personale” e il rapporto tra guida e guidato lo devono conoscere solo loro. Tutto il lavoro mi ha fatto riflettere molto: ho capito che l’insicurezza e la paura sono le emozioni più umane di tutte e che bisogna saperle tenere a bada, non “dimenticarle”, perché qualche volta un po’ di paura fa bene, ma metterla in un angolo qualche volta è ancora meglio. Ho capito che Dante può insegnarci più di quanto sembri perché non è poi così lontano.

Gabriele Candioli

All’inizio del progetto mi aspettavo che fosse noioso invece è stato molto interessante. Mi sono piaciuti soprattutto i laboratori, in particolare quello in cui sono stati organizzati i “giochi di fiducia”. Secondo me per rendere migliore il progetto bisognerebbe far partecipare tutti in maniera attiva, con più entusiasmo per contagiare anche l’alunno più timido. Ho cercato di immedesimarmi nella persona di Dante e credo che in una situazione del genere avrei provato solo terrore. Nessuno nella mia classe, nemmeno io so cosa vuol dire “correre per sopravvivere”: se fossi stato nella situazione di Dante non sarei riuscito a restare calmo.

Federico Casagrande

Questo progetto mi ha fatto scoprire molti aspetti della mia adolescenza: l’importanza dell’amicizia, la conoscenza di chi ti puoi fidare veramente, che in ogni momento buio della vita prima o poi la luce tornerà. Ho imparato a non farmi tentare da inutili trascinamenti e soprattutto ho capito che ognuno di noi ha bisogno di una guida nei momenti difficili della vita. In un periodo buio della nostra vita familiare io sono riuscito a superare il dolore e la paura grazie ai miei nonni.

Katarina Devedzic

Io sono una persona che non riuscirà mai a fidarsi degli altri, viste le mie esperienze personali; molte volte avrei bisogno di una guida, una persona che mi incoraggiasse, che mi sostenesse, avesse cura di me, come il cantautore Battiato canta nella canzone “La cura” che abbiamo ascoltato durante il laboratorio, ma ho imparato a cavarmela da sola. Spesso ho paura di dire o di fare qualcosa di sbagliato e allora mi chiudo in me stessa e faccio “la forte” per non mostrare agli altri che sto male. Tutta la mia vita l’ho trascorsa sentendomi dire che andrà tutto bene ma poi non è stato così, tante bugie che hanno aumentato le paure e mi fanno soffrire. Questo laboratorio mi ha fatto riflettere molto su me stessa e consiglio a tutti questo progetto.

Nensi Ereqi

La lezione in aula che mi ha colpita di più è stata decisamente la prima; infatti sono rimasta molto attratta, catturata dal modo coinvolgente di recitare del giudice; l’anno scorso i canti studiati sui libri i sembravano più astratti di quelli recitati. Tutto il progetto mi ha fatto riflettere molto sulla mia vita da adolescente, sulle mie tentazioni, sulle mie attrazioni, quindi anche sul rapporto con gli altri. Mi sento molto onorata di aver fatto parte di questo Progetto, perché mi sono divertita, ho interagito con gli altri ed ho veramente aperto gli occhi e tutto questo grazie a Dante.

Nicholas Napoli

Durante i giochi sulla “fiducia” mi sono divertito molto e ho imparato quanto sia importante potersi fidare di qualcuno

Paolo Rigo

Il Progetto mi è piaciuto molto, avrei voluto avere la capacità di mettermi più in gioco, ma questo è dovuto alla mia timidezza. Ho trovato “magnetico” il modo in cui il giudice Biasi ha recitato e spiegato il canto.

Mariam Sassi

In questi anni alle Medie ho capito che non puoi dare subito fiducia alle persone appena conosciute perché questo mi ha messo davvero in difficoltà. Dante mi ha insegnato che è importante scegliere le persone che vuoi accanto.

Nicole Schluderbacher

A me è piaciuto molto questo progetto, soprattutto le parti esperienziali perché ci siamo divertiti insieme e abbiamo visto gli adulti uscire dal loro ruolo istituzionale e diventare guide diverse. Anche i giorni in cui abbiamo parlato in classe è stato comunque diverso dalle solite lezioni perché eravamo tutti in cerchio e ci potevamo guardare in faccia, adulti compresi. A guardare i volti dei miei compagni si è notato che, per alcuni, abbiamo parlato di tematiche difficili da affrontare. L’attività esperienziale che mi è piaciuta di più è stata quella legata al II canto, quindi quella sulla fiducia e la cura dell’altro. E’ stato difficile parlare di noi davanti a persone che non ci conoscono bene: quando trovavo qualcosa che mi rispecchiava la maggior parte delle volte sono stata in silenzio e ho meditato dentro di me.

Tommaso Speri

Il quarto incontro, svolto in laboratorio, è stato fantastico, il più divertente ed il migliore per me. Il primo esercizio è stato quello di dividersi in gruppi, uno di noi a turno, si posizionava al centro di ciascun gruppo e doveva fidarsi dei suoi compagni e lasciarsi cadere tra le loro braccia. Personalmente all’inizio avevo un po’ di paura ma sentivo una parte di me che mi diceva: “lasciati cadere, fidati!” Quando sono stato bendato e di fronte a me era tutto buio, ho provato un senso profondissimo di smarrimento ma la mia guida mi faceva capire di star calmo e di seguirlo. Ho sentito nel cuore l’importanza di avere una guida nella propria vita.

Gian Marco Tonelli

Grazie a questo percorso ho capito che non sono l’unico in difficoltà ma che anche i miei compagni lo sono; abbiamo paura del futuro, di quello che ci aspetta un domani non troppo lontano; anche loro hanno bisogno di una guida perché si sentono spaesati e in questo periodo non riescono a stare molto attenti e vigili perché hanno la testa da tutt’altra parte: proprio come me.

Lorenzo Tovazzi

Nel V canto Dante si dispera di fronte alle anime dannate che si trovano nell’Inferno perché sono state trascinate dalle loro passioni, come il cibo e l’amore. Dante prova compassione in particolare davanti a due figure che nonostante siano trascinate e sbattute dal vento non si separano mai: Paolo e Francesca. Dopo aver ascoltato la loro storia Dante sviene. Grazie all’analisi di questi versi abbiamo discusso anche delle nostre attrazioni e di quelle dei giovani in generale. Le passioni possono essere positive, come lo sport ed il gruppo di amici o negative come l’uso errato delle tecnologie, il gioco d’azzardo o il bullismo. Ho trovato molto originale l’idea del laboratorio esperienziale anche se inizialmente mi sentivo in difficoltà ad esprimermi attraverso il corpo. Sono stato soddisfatto al termine del quarto incontro perché durante l’attività sono riuscito a far lavorare tranquillamente un compagno in difficoltà e a prendermi cura di lui. Questo mi ha investito però di una responsabilità maggiore.

Chiara Zefi

L’esperienza è stata perfetta, non cambierei nulla. Lo scopo, secondo me è stato quello di farci confrontare, di farci lavorare in gruppo, parlare delle nostre paure e delle nostre esperienze. Conoscere meglio Dante è stato proprio utile a questo: farci riflettere sulle nostre vite.

Alcuni studenti della classe III^D

Leonardo Campan

L’unica cosa a favore del progetto, secondo me, e che più mi ha colpito e meravigliato è stata la recitazione perfetta e melodica del secondo canto da parte del giudice Biasi. Una cosa veramente importante inoltre, ma che pensavo già, è che l’uomo in generale ha bisogno di una “guida” che prima di lui abbia affrontato gli stessi problemi e che ne sia uscito facendo scelte giuste o sbagliate che siano.

Stella Caronti

Mi è sembrata una perdita di tempo. Per quanto ho capito, questo progetto serviva a noi per darci la possibilità di esprimerci e per trovare “risposte” nel testo dantesco; per non portarci inoltre alla droga, all’alcol e alle dipendenze in generale e per studiare la Divina Commedia di Dante per anticipare cose che poi faremo al Liceo. Personalmente, non ho trovato alcuna risposta e non sono riuscita ad esprimermi con nessuno. La mia autostima non ha subito alcun cambiamento.

Irene Maria Cirivello

Io ho due guide in particolare. La più importante è mio papà. Lui mi sostiene sempre, sa cosa dire e come aiutarmi. L’unica cosa che non confido a lui sono le “questioni di cuore”. Per quelle mi affido alla mia migliore amica, che mi fa da guida e da seconda mamma quando sto male. A lei confido tutto e non c’è bisogno che stiamo sempre assieme per confermare la nostra amicizia. Ci sono inoltre persone illustri che per me sono un modello, come ad esempio Samantha Cristoforetti. Con questo progetto ho interiormente confermato chi sono le persone vere, di cui mi posso fidare e che posso chiamare “amici veri”.

Mirko Filippi

Questo progetto in sé è stato utile e divertente, però si potrebbe migliorare. Io sono intervenuto e ho partecipato a queste lezioni; ho anche visto però alunni che non partecipavano minimamente. Da come hanno spiegato la vita dantesca, ho capito che potremmo essere noi in futuro a ritrovarci in una situazione come quella vissuta da Dante. Allora dovremmo rialzarci e lottare per tornare a galla.

Lucia Leoni

Anche se in alcuni momenti mi sono sentita frenata e bloccata nell’espormi, anch’io sono riuscita dire la mia. Ho raccontato di quella volta che sono caduta da cavallo e non avevo più il coraggio di risalire in sella, ma il mio maestro, molto paziente, mi ha aiutato. A proposito del concetto di guida, posso dire che la mia guida è la mia migliore amica. Lei mi capisce e nei momenti di “smarrimento” riesce sempre ad aiutarmi. Io e lei abbiamo caratteri completamente diversi. Proprio per questo per me è una guida, perché con il suo parere riesco a regolarmi.

Chahrazad Madoun

Il progetto inizialmente non mi ha incuriosito molto. Devo dire però che ha iniziato a “intrufolarsi” pian piano dentro di me ad ogni incontro, fino a farmi capire che mi potrebbe essere d’aiuto per la vita. A volte ci sentiamo smarriti, non in grado di scegliere lucidamente, in cerca di qualcuno da seguire. Ci sentiamo deboli e pensiamo che tutti gli altri abbiano fatto delle scelte senza farsi tanti problemi e che noi siamo gli unici ad essere così deboli. Ma ecco che sbagliamo di nuovo. Tutti si chiedono cosa scegliere, si chiedono se quello che stanno per fare è giusto o sbagliato. Una scelta sbagliata potrebbe rovinare tutto e portarci alla rovina, proprio come quando Dante si trovava nella “selva oscura” e voleva tornare indietro.

Giulia Marro

La mia guida è la mia mamma che mi accompagna nel mio cammino. La parafrasi è stata molto noiosa, ma quando i docenti ci hanno dato la parola per parlare, allora lì mi sono liberata.

Maroua Mazouz

Personalmente non ho trovato facile esprimere i miei sentimenti perché li trovo estremamente personali e a volte nemmeno noi sappiamo esprimerli perché sono sepolti nel nostro intimo. Abbiamo anche parlato dell’amore, un sentimento che alla nostra età difficilmente è puro e reale. Ho molto riflettuto su una cosa, cioè sul fatto che anche se gli anni passano, i sentimenti non vengono mai spenti o consumati dal tempo e dal suo infinito scorrere. Dante, anche vivendo in un’epoca e in un conteso molto diversi dai nostri, mi ha fatto capire che i sentimenti e le emozioni non cambiano.

Denisa Mirabella Bulai

Fin da piccola ho sempre coltivato la passione per la lettura. Mi ha sempre appassionata quel piccolo mondo in cui mi addentro attraverso la lettura. Per questo mi è piaciuto veramente tanto il progetto. Il laboratorio che mi è piaciuto di più è stato quello in cui dovevamo ascoltare la musica e muoverci secondo le sensazioni e i bisogni del nostro corpo. A un certo punto a me veniva di ballare, ma avevo paura e ansia di quello che avrebbero potuto dire o pensare i miei compagni. Solo a fatica sono riuscita a trattenermi, vista la mia passione per l’hip hop. Penso che il progetto sia stato interessante anche per questo.

Andrea Miruna Necula

Conoscere e imparare la Divina Commedia mi ha fatto vedere il mondo in modo diverso. Mi affascina pensare che possa esistere un universo dopo la morte, è incredibile! Quando la dirigente ha iniziato a leggere i canti mi stavo annoiando a morte. Quando però sono tornata a casa e ho letto i canti, mi sono resa conto che era interessante e che ascoltare e basta non mi aiuta a capire molto. Un giorno sono intervenuta dicendo qualcosa sul secondo canto ed ero molto fiera di me stessa perché avevo studiato bene. È bello quando si sanno le cose, perché i risultati si vedono.

Jamil Stedile

L’incontro che mi ha colpito di più è stato il secondo, in cui dovevamo ascoltare una melodia e rappresentare ciò che provavamo. Quella musica mi aveva fatto sentire triste e arrabbiata, come se mi avesse ricordato momenti del mio passato in cui mi sono sentita impotente e frustrata. Negli esercizi basati sulla fiducia ho capito che ancora non mi fido delle persone, nemmeno delle mie amiche. Eravamo divisi in coppie: uno aveva una fascia sugli occhi, mentre il compagno doveva guidarlo in giro per la stanza con l’uso di uno strumento. Quando ero io a condurre, mi sentivo responsabile della mia amica, che sembrava davvero spaventata. Avevo paura che per colpa mia si facesse del male e farle capire come muoversi è stato molto difficile. Quando è toccato a me essere guidata ho capito cosa provava la mia compagna. Non poter vedere è orribile.

Carlotta Vettori

Non essendo brava ad esprimere le mie emozioni a parole e ad espormi con gli altri, preferisco che mi capiscano attraverso il mio modo di fare e il mio comportamento. Forse dovrei smetterla di pensare che le persone non mi capiscono, anche perché è tutto più semplice se i nostri sentimenti li esprimiamo pacatamente. La lezione che mi è piaciuta di più è stata la quarta, dove ho capito cosa vuol dire avere una guida. Inizialmente, quando mi hanno bendata, non avevo intenzione di lasciare la mano di Maya perché una delle mie più grandi paure è quella di rimanere cieca. Quando però è partito il “gioco”, Maya mi ha lasciato la mano e mi ha sussurrato: “stai tranquilla, io sarò sempre davanti a te, non me ne vado”: credo di avercela fatta solo perché è stata lei a guidarmi.

Scarica il libricino completo Dante a Rovereto

Per informazioni sulle attività nelle scuole
E-mail: scuole@adrianamazzarella.it

 

1 commento

  1. Nair

    Questo sito mi è sembrato fantastico! Sto facendo un lavoro sulla didattica di Dante e La divina Commedia a scuola. Siete bravi! grazie mille. Saluti. Sono di Santa Fe, Argentina.

    Rispondi

Invia commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *